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Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
(adattato da R. Viganò, Matrimonio in brigata, Grafis, 1995)
Un'intera strada, un intero quartiere distrutto: quale elemento manca nella proposizione?
Nome
Soggetto
Predicato
Aggettivo
DIFFICOLTÀ
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
Nel testo si afferma che Roberto sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. Che cosa aveva lasciato?
Documenti
Vestiti
Soldi
Armi
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
La locuzione avverbiale all'insaputa significa:
di nascosto
consapevolmente
con disapprovazione
con scarsa consapevolezza
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. A quale periodo della storia appartiene questo genere di abbigliamento?
Al periodo del fascismo
Agli inizi del Novecento
Alla nascita dell'arma dei bersaglieri
Alla Prima guerra mondiale
Scelta multipla1676858
DIFFICOLTÀ
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
benché
perché
purché
sicché
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
Nel testo si afferma che i due militi della guardia nazionale repubblicana avevano tutte le ragioni per catturare il protagonista. Perché il narratore fa questa affermazione?
Roberto aveva rinunciato all'uniforme militare e si era vestito con abiti borghesi
Roberto aveva pensato prima di tutto alla propria famiglia e solo dopo al reparto e al reggimento a cui apparteneva
Roberto dopo l'8 settembre aveva disertato e si era unito alla Resistenza
Roberto era scappato attraverso la campagna con la divisa militare
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
La parola bengala significa:
fischio della sirena che annuncia un allarme aereo
lampada ad olio
fuoco prodotto dalle mitragliatrici inglesi in tempo di guerra
razzo lanciato col paracadute per illuminare gli obiettivi da bombardare
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti L'aggettivo possessivo loro si riferisce:
alle colonne di gente
alla gente
alle colonne spaventate
ai rifugi
Novembre 1943
Le macerie erano grigie sotto il cielo grigio. Un'intera strada, un intero quartiere distrutto. In una di quelle mattine tanto lucide, con il sole sui vecchi muri e dentro le piccole finestre, le fortezze incendiarie avevano buttato giù grappoli di bombe incendiarie, trapananti, dirompenti. Ora tutto era rimasto abbandonato e deserto.
Attraverso quelle macerie grigie Roberto s'inoltrò, nella freddezza di un giorno di novembre, in cerca delle rovine della sua casa. Per fortuna non aveva morti da piangere, ma lui sapeva che cosa aveva lasciato laggiù, nascosto in un buco nel muro. All'insaputa della mamma, fragile e piangente, apparteneva alla Resistenza. Scavalcando pietre e mattoni, raggiunse la scala, scivolò verso la cantina, e in quel punto udì un rumore. Era il vicino che aveva visto tante volte in camicia nera e fez. Lo salutò, allungò il passo. Gli passò un brivido in mezzo alla schiena…
Non sapeva se quello lo seguiva, ma non si azzardò a voltarsi. E fu allora che vide, più lontano, due militi della guardia nazionale repubblicana.
Lo inseguivano. Roberto sentiva, contro il proprio rumore, il rumore di un'altra corsa.
Possedevano tutte le carte in regola per acchiapparlo, ché lui era soldato l'8 settembre, e aveva abbandonato il reparto, il reggimento, era scappato attraverso campagne sconosciute, finché una famiglia di contadini non si era data da fare per vestirlo con abiti borghesi, fornendogli il modo di ritornare a casa. Aveva fatto appena in tempo a trascinare sulla collina la mamma e i fratelli, e a trovare in un colpo di fortuna uno dei vecchi amici del babbo, per informarlo di avere nascosto le armi nel buco della cantina. Troppo bene gli era andata fino allora, tutto si era messo in suo favore. Adesso invece era in fuga attraverso un rione deserto, inseguito da due militi cui un nemico ben informato aveva fornito dettagli e ordini precisi.
Nel lampo acuto di questi pensieri Roberto cercava il modo per salvarsi. Alla prima strada traversa, voltò rapidamente, trovò un andito ancora in piedi, si precipitò nel buio come una volpe. Ma sbatté anche lì contro un muro di macerie. Sperava che i passi dei militi passassero oltre nella corsa. Invece si arrestarono. «È entrato qui» disse una voce, e piano piano lui vide avanzare le due ombre stagliate dentro la nebbiosa luce del portone…
All'improvviso si mosse di scatto: intese, come una scossa, il bisogno dell'azione, del moto, della libertà. Con un salto si slanciò fuori, si gettò disperatamente a correre sulle pietre sonore della via, e la paura gli prestò una velocità impensata. Si rese conto di avere guadagnato tempo e spazio su quelli che lo inseguivano, e che difficilmente lo avrebbero raggiunto. Svoltò a un angolo, si infilò in un vicolo. Sapeva dove si dirigeva, non certo verso la sua famiglia sfollata e in salvo sulla collina, ma in un'altra parte della città, nel posto celato e sicuro che gli appariva come la risoluzione di tante sue frementi perplessità. E fu proprio in quel momento che gli venne in aiuto il fischio della sirena d'allarme aereo, un segnale tremante e lugubre, e insieme un lento accendersi di bengala sulla città indifesa.
Roberto si precipitò fuori dai quartieri distrutti e deserti, attraverso piccole strade buie fino a raggiungere il centro. E senza più alcuna paura si inserì nelle colonne spaventate di gente che correva per raggiungere i rifugi, udì i loro gemiti, le abbandonò ad ogni scala di sotterraneo per correre più lontano, felice, leggero, con i pensieri agili come le sue gambe. Tastava nelle tasche le armi e si ripeteva nel ritmo del respiro: «Sono salvo, sono salvo». Quando il greve silenzio dell'attesa calò come un sipario sulla città, e tutto ciò che viveva apparve fermo, atterrito e sepolto, egli si incamminò come per una passeggiata verso la piccola casa della periferia dove sapeva di trovare il suo posto già designato.
Perché alla fine della narrazione Roberto si salva?
Si confonde in mezzo alla folla che fugge nei rifugi
Si accendono bengala che scendono dal cielo
Si sente un segnale tremante e lugubre
Sulla città si preannuncia un attacco aereo
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Quali studi ha compiuto Angela Merkel?
Si è laureata in chimica
Si è laureata e ha svolto il dottorato in fisica
Ha ottenuto un certificato di studio sul marxismo-leninismo
Si è laureata in scienze politiche con una tesi dal titolo Che cos'è lo stile di vita socialista?
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Nella frase Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo la congiunzione perché introduce:
una domanda
una causa
uno scopo
una conseguenza
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali… l'espressione turbolenze finanziarie globali si riferisce:
all'impoverimento dell'economia della DDR nel decennio precedente il 1990
ai drammatici eventi determinati dalla rifondazione della Germania in due paesi dopo il 1949
ai drammatici sconvolgimenti politici che si sono verificati nel mondo tra il 1939 e il 1949
alla crisi economica mondiale cominciata tra il 2007 e il 2008 e non ancora risolta
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Fra le due frasi:
"… e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori" e "Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania…" si potrebbe mettere la congiunzione:
benché
perciò
mentre
perché
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Wilhelm von Humboldt è definito pionieristico educatore. Nel contesto della frase, l'espressione significa che von Humboldt fu:
responsabile e prudente nell'introdurre nuovi concetti educativi e didattici
specializzato e competente nel campo dell'educazione dei giovani e della didattica scolastica
il primo a promuovere nuove idee nel campo dell'educazione
desideroso di promuovere le sue idee nel mondo dell'università
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Perché i politici tedeschi mantengono i fondi per la ricerca di base anche in tempi difficili?
I concetti sviluppati da Wilhelm von Humboldt continuano a essere applicati in tutto il mondo
La ricerca all'università deve essere libera dalla politica e dalla religione
professori universitari devono sia insegnare sia condurre nuove ricerche
I concetti sviluppati da Wilhelm von Humboldt sono diventati parte integrante della mentalità tedesca
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Quale politica hanno condotto la Repubblica Federale di Germania e la Repubblica Democratica Tedesca sulla ricerca?
La Repubblica Federale di Germania ha affidato liberamente cultura, scienza e istruzione ai singoli Länder, mentre nella DDR comunista il governo ha sempre controllato direttamente la ricerca
La Repubblica Federale di Germania ha affidato la responsabilità di cultura scienza e istruzione agli scienziati, mentre nella DDR comunista gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi
La Repubblica Federale di Germania ha sempre sostenuto economicamente la ricerca, mentre la DDR l'ha trascurata a mano a mano che la sua economia andava verso il fallimento
La costituzione della Repubblica Federale di Germania prevedeva un paese fortemente autonomo mentre il governo della DDR comunista è sempre stato fortemente accentrato
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Nell'espressione la tesi della Merkel per quel soggetto di studio a quale soggetto di studio si fa riferimento?
All'amore per la fisica
Al marxismo-leninismo
Al certificato di studio
Al dottorato
Il segreto dell'eccellenza scientifica tedesca
Se chiedete a qualsiasi ricercatore tedesco perché la scienza di base del paese sta fiorendo, si sente in dovere di citare la cancelliera Angela Merkel. La donna più potente del mondo, dicono, non ha dimenticato le sue radici di fisico nella Germania orientale1.
In un decennio di turbolenze finanziarie globali, il suo governo ha aumentato i bilanci scientifici annuali in uno stile stabile e prevedibile squisitamente tedesco. Ha stimolato la concorrenza tra le università e una migliore collaborazione con le peculiari istituzioni di ricerca pubbliche del paese. Sotto l'occhio vigile della Merkel, la Germania ha mantenuto la sua posizione di leader mondiale in settori come l'energia rinnovabile e il clima; e la garanzia di un forte sostegno alla ricerca di base ha fatto sì che crescesse anche il suo impatto in altri settori.
Sempre più ricercatori stranieri stanno scegliendo di proseguire la loro carriera in Germania invece che nei tradizionali attrattori di cervelli come gli Stati Uniti o il Regno Unito. Con la sua reputazione di paese sicuro ma noioso, la Germania comincia a sembrare come la tartaruga della favola di Esopo, e gli altri la lepre.
Ma la Germania era leader mondiale nella scienza e nella tecnologia prima delle turbolenze del XX secolo; il suo modello ha instaurato tradizioni ancora seguite in molti paesi.
La struttura della moderna scienza tedesca si fonda su concetti sviluppati due secoli fa da Wilhelm von Humboldt2, pionieristico educatore prussiano le cui idee continuano a essere applicate in tutto il mondo. Fu lui, per esempio, a suggerire che i professori universitari dovessero sia insegnare che essere in prima linea nella ricerca.
La sua filosofia che l'istruzione dovrebbe essere ampia e profonda e che la vita accademica debba essere libera dalla politica e dalla religione è ancora impressa nella psiche tedesca. «Il sistema di Humbold è nel nostro DNA», spiega Thorsten Wilhelmy, segretario generale del Berlin Institute for Advanced Study. «Ecco perché i politici non sono così tentati dal tagliare i fondi per la ricerca di base quando i tempi diventano difficili».
Quegli ideali hanno resistito ai drammatici sconvolgimenti politici. Il Terzo Reich di Adolf Hitler aveva snaturato la scienza portando il paese al disastro nella Seconda guerra mondiale. Nel 1949, la Germania è stata rifondata come due paesi che hanno ricostruito i loro punti di forza scientifici in sistemi politici opposti .
La costituzione democratica della Repubblica Federale di Germania, tuttora in vigore, dichiara: «Arti, scienze, ricerca e insegnamento sono liberi». Per garantire che centralizzazione e abuso di potere non potessero più verificarsi, la costituzione ha creato un paese altamente federale in cui la responsabilità della cultura, della scienza e quella dell'istruzione sono dei Länder (stati): una caratteristica che avrebbe avuto effetti negativi e positivi sullo sviluppo delle università.
Al contrario, la Repubblica Democratica Tedesca (DDR) comunista ha accentrato la ricerca, tenendola sotto stretto controllo. Gli scienziati sono stati isolati dai loro colleghi in Occidente e il loro sistema si è impoverito via via che l'economia della DDR andava verso il fallimento.
La Merkel è cresciuta in quel sistema, laureandosi all'Università Karl Marx di Lipsia nel 1978 in fisica per poi trasferirsi all'Istituto centrale per la chimica fisica di Berlino, uno dei centri di ricerca più prestigiosi della DDR. Lì, ha incontrato il secondo marito, il chimico Joachim Sauer, e ha conseguito il dottorato, con lode. L'amore per la fisica non si era esteso alla formazione politica richiesta. Nella DDR nessuno otteneva il dottorato senza un certificato di studio del marxismo-leninismo: la tesi della Merkel per quel soggetto di studio, «Che cos'è lo stile di vita socialista?», fu accettata con il minimo dei voti.
Quando le due Germanie si riunificarono nel 1990, speciali commissioni dell'Ovest valutarono le competenze degli scienziati della DDR. Molti persero il lavoro, ma Sauer fu accettato per il trasferimento alla Humboldt University di Berlino. La Merkel, che non si era mai impegnata apertamente in politica, si tuffò nella politica democratica.
Con determinazione fece carriera fino ai vertici del suo partito, fino a diventare la prima cancelliere donna della Germania nel 2005. Ha vinto elezioni federali nel 2009 e nel 2013 e sembra destinata a mantenere la sua posizione (in Germania, non c'è un limite di mandati come capo del governo).
Fino al 2015, il governo ha aumentato il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno; nell'attuale «Patto per la ricerca e l'innovazione» tra il governo federale e i Länder, che dura fino al 2020, l'aumento annuo è diminuito, ma resta a un invidiabile 3 per cento. «Questa sicurezza sul finanziamento futuro ci consente di pianificare in modo efficace le nostre strategie di ricerca a lungo termine», afferma il chimico Martin Stratmann, presidente della Max Planck Gesellschaft. «È un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono».
(adattato e ridotto da Nature, 6 settembre 2017, trad. e editing a cura di Le Scienze; www.lescienze.it/news/2017/09/11)
1 Germania orientale: dopo la Seconda guerra mondiale la Germania fu divisa in due stati: la Germania occidentale, cioè, la Repubblica Federale Tedesca, sotto l'influenza degli Stati Uniti e la Germania orientale, cioè la Repubblica Democratica Tedesca, sotto l'influenza dell'Unione Sovietica. I due stati si sono riunificati nel 1990, a seguito della caduta del muro di Berlino.
2 Wilhelm von Humboldt: filosofo linguista e politico, (1767- 1835), fu una delle personalità più importanti della cultura tedesca moderna. Ricoprì cariche pubbliche importanti anche all'interno del ministero dell'istruzione.
Perché il finanziamento di tutte le organizzazioni di ricerca in Germania è un grande vantaggio che pochi altri paesi condividono?
Contare sul finanziamento costante consente agli istituti di ricerca di programmare la ricerca senza timore di doverla interrompere
Il finanziamento voluto dal governo è aumentato per tutte le organizzazioni di ricerca del 5 per cento all'anno
In tutta l'Unione Europea la Germania è il solo paese che finanzia tutte le organizzazioni di ricerca senza distinzioni
Rispetto agli altri paesi europei la Germania è un paese con una politica stabile che può permettersi di finanziare la ricerca
Quale parola corrisponde alla seguente definizione?
Cilindro di cera o altri materiali, di varie dimensioni, con al centro uno stoppino, che si accende per illuminare.
Candela
Pistone
Accendino
Rocchetto
Scegli fra le quattro alternative proposte quella che completa il verbo indicato.
Accampare…
una scusa
un'occhiata
una fermata
un'entrata
L'Illuminismo è un movimento politico, sociale, culturale e filosofico che si è sviluppato in Europa nel corso del XVIII secolo. "Movimento" è una parola usata:
in senso proprio nel linguaggio comune.
in senso specialistico, come termine o concetto all'interno di una disciplina;
in senso metaforico (figurato);
Gentilissima signora Rossi, non volendo importunarla telefonicamente, ho deciso di scriverle. Indica se importunarla è usata:
in senso formale (registro elevato)
in senso informale (registro basso)
in senso neutro (registro standard)
Indica in quali dei seguenti aggettivi l'elemento dis- è un prefisso che nega il significato della parola a cui è premesso.
disarmonico
vero
falso
Indica in quali dei seguenti aggettivi l'elemento dis- è un prefisso che nega il significato della parola a cui è premesso.
disinteressato
vero
falso
Indica in quali dei seguenti aggettivi l'elemento dis- è un prefisso che nega il significato della parola a cui è premesso.
dispensato
vero
falso
Indica in quali dei seguenti aggettivi l'elemento dis- è un prefisso che nega il significato della parola a cui è premesso.
disgustoso
vero
falso
Indica in quali dei seguenti aggettivi l'elemento dis- è un prefisso che nega il significato della parola a cui è premesso.
distante
vero
falso
Indica in quale delle seguenti coppie le due parole che le compongono sono formate da una preposizione + un nome:
soprammobile, sottomarino
nottetempo, maremoto
bassorilievo, mezzaluna
asciugamano, posacenere
Avevano sperato fino all'ultimo che la notizia non fosse vera. "che la notizia non fosse vera" è:
dichiarativa
relativa
oggettiva
consecutiva
Nella frase Che bella casa: mi piacerebbe proprio abitare qui! "mi piacerebbe" esprime:
una richiesta cortese
un desiderio
una supposizione
un dubbio